Una Casa, in un elegante e discreto quartiere cittadino, può farsi così museo, luogo d’idee per l’arte ospitando, da subito, proprio le opere del maestro che gli edifici li “impacchettava”, prima con un’idea che con la tela e le corde.
Christo non improvvisava: le sue non erano performance estemporanee, happening dell’usa e getta. Dietro ad ogni suo lavoro c’era un progetto. Già il “Progetto”. Le opere esposte in mostra sono, prima di tutto, Progetti. Il Progetto non era solo lo svelarsi di un’idea, prima di poterla davvero realizzare (spesso capitava che l'idea restasse solo sulla carta) o un modo per poterne finanziare, in modo libero e partecipato, la realizzazione. Il Progetto di Christo e Jeanne-Claude era la possibilità stessa di conservare nella memoria collettiva il transito di quell’idea d’arte. Una volta concluse, le opere “ambientali” di Christo duravano lo spazio di pochi giorni. In esse però c’era, sempre e comunque, un ipotesi d’eternità. Quella legata appunto ai Progetti.
La mostra nella Casa Museo è un intrigante itinerario nell’esperienza artistica di un genio. Artista a tutto campo, Christo. Lo si capisce anche dai tre, potenti, ritratti, esposti in mostra, datati 1963: sono passati due anni da quando, lui e Jeanne-Claude, cambiando il percorso della storia dell’arte, hanno sbarrato con pile di bidoni vuoti una strada di Parigi. Christo sa dipingere: ha una grande familiarità con la figurazione, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Sofia. E’ un provetto disegnatore, come mostrano i tre ritratti: una peculiarità che emerge anche nei progetti.
Christo, però, sogna in grande e i sogni li realizza.
Nel 1968 viene invitato al Festival dei Due mondi di Spoleto, dal mitico maestro Gian Carlo Menotti, uomo colto e splendido visionario. Chisto e Jeanne-Claude “impacchettano” Spoleto, in particolare l’antica torre medievale. Un evento epocale. In mostra a Vercelli una chicca, ovvero la cartella completa del 1972 di tutte le litografie che raccontano di quell’avventura. Nel 1968, come attesta un’altra opera in mostra, Christo è a Kassel per Documenta IV e realizza Cubic Meter Package, un impacchettamento di 5000 metri cubi d’aria di 93 metri di altezza e di 11 metri di diametro.
Christo e i ponti: una storia a parte. L’artista è attratto dal valore d’uso delle sue opere, in grado di interagire con l’ambiente naturale e umano, come ha dimostrato la spettacolare realizzazione sul lago d’Iseo. Ponti e passaggi da impacchettare.
In mostra a Vercelli due progetti di Christo, entrambi pensati, ma non realizzati risalenti ai primi anni Settanta. L’idea di impacchettare il Ponte Sant’Angelo a Roma fu bloccata da veti burocratici. L’impacchettamento del Ponte Alessandro III a Parigi fu abbandonato perché il profilo del ponte non entusiasmava la coppia geniale e, soprattutto, perché su quel ponte passavano pochi pedoni.
Christo cerca il contatto umano e quotidiano per scegliere gli oggetti da avvolgere con la sua idea d’arte. In mostra si possono ammirare il progetto-iconico del telefono Ericsson old style impacchettato e il bozzetto del tavolo impacchettato, opera datata 1961-1988.
E poi l’auto (1989), la poltrona (1977), il personal computer (1985). Nulla sfugge all’idea “avvolgente”.
Non c’è luogo che non possa venir “avvolto” dal pensiero d’artista: persino la cuccia di Snoopy. In mostra il progetto del 2004 per il museo dedicato al creatore del cane-pensante, Charles Schulz.
Il viaggio nella mostra alla Casa Museo non può, però, partire che da un’opera. Ed è il suggerimento lanciato, proprio alla fine di questa rapida descrizione espositiva.
E l’opera è il progetto della carrozza impacchettata , opera realizzata nel 1970 da Christo e Jeanne-Claude nella residenza nobiliare della famiglia del conte Annibale Berlingeri, raffinato collezionista. Un altro visionario che sapeva benissimo come una carrozza impacchettata sia il mezzo più rapido per raggiungere il Giardino delle Idee. Un po’ di quel profumo di idee viaggianti lo si respira anche grazie alla mostra nella Casa Museo di Vercelli.